Le Tre foglie Della Serpe | Favole per Bambini

Le Tre foglie Della Serpe

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Tempo di lettura: 6 Minuti

C’era una volta un pover’uomo, che non poteva più dar da mangiare al suo unico figlio. Allora il figlio disse:

— Caro babbo, vivete cosi miseramente che io vi son di peso; preferisco andarmene e cercar di guadagnarmi il pane —.

Il padre gli diede la sua benedizione e prese commiato da lui con gran tristezza. In quel tempo il re di un potente regno era in guerra; il giovane entrò al suo servizio e lo segui al campo. E quando arrivò di fronte al nemico, si diede battaglia, e il rischio era grande, e piovevano pallottole, e i suoi camerati cadevano da ogni parte. E quando ci rimase anche il capitano, gli altri volevano fuggire, ma il giovane usci dalle file e li incoraggiò gridando:

— Non lasciamo che la nostra patria perisca!

Allora gli altri lo seguirono ed egli irruppe contro il nemico e lo sconfisse. Quando il re seppe che a lui solo doveva la vittoria, lo innalzò sopra ogni altro; gli diede grandi tesori e ne fece il primo nel suo regno. Il re aveva una figlia, che era bellissima, ma anche molto stravagante. Aveva fatto voto di accettare come suo sposo e signore soltanto chi promettesse di farsi seppellir vivo con lei, se mai ella fosse morta prima.

— Se mi ama davvero, — diceva, — che farsene ancora della vita? —

Voleva in compenso far lo stesso e, se il marito fosse morto per primo, scendere nella tomba con lui. Lo strano voto aveva sempre scoraggiato tutti i pretendenti; ma il giovane fù cosi affascinato dalla sua bellezza, che non badò a nulla, e la chiese in moglie a suo padre.

— Sai anche, — disse il re, — quel che devi promettere?

— Se le sopravvivo, — egli rispose, — devo scendere nella tomba con lei; ma il mio amore è cosi grande che non m’importa rischiare —.

Allora il re acconsenti e le nozze furono celebrate in gran pompa. Vissero per un po‘ felici e contenti; ma avvenne che la giovane regina si ammalò gravemente e nessun medico poté guarirla. E di fronte alla morta il giovane re si ricordò di quel che aveva dovuto promettere, e inorridi all‘idea di scender vivo nella tomba; ma non c’era via di scampo: il re aveva disposto che si sorvegliassero tutte le porte, e non era possibile sfuggire al destino. E il giorno che il cadavere fu deposto nella cripta reale, anch’egli fu condotto giu ; e poi chiusero e sprangarono la porta.

Vicino alla bara c’era un tavolo, e sopra c’erano quattro lumi, quattro pani e quattro bottiglie di vino. Terminata questa provvista, egli sarebbe morto di fame. Ora se ne stava là, in grande affanno e tristezza, e ogni giorno mangiava soltanto un pezzettino di pane, beveva soltanto un sorso di vino, eppure vedeva la morte avvicinarsi sempre più. E mentre guardava fisso davanti a sé, vide una serpe strisciar fuori da un angolo della cripta e appressarsi al cadavere. Pensando che venisse a morderlo, trasse la spada e disse:

— Finché son vivo, non la toccherai, — e la tagliò in tre pezzi.

Poco dopo strisciò fuori dall’angolo una seconda serpe, ma quando vide l’altra morta e fatta a pezzi, se ne andò e quasi subito tornò con tre foglie verdi in bocca. Poi prese i tre pezzi della serpe, li riaccostò e su ogni ferita mise una foglia. Subito i pezzi si ricongiunsero, la serpe si mosse e riacquistò la vita, e corse via con la compagna. Le foglie rimasero per terra, e l’infelice, che aveva visto tutto, si chiese se la loro virtu magica, che aveva risuscitato la serpe, non potesse giovare anche a una creatura umana. Raccolse dunque le foglie, e ne mise una sulla bocca della morta, le altre due sugli occhi. E subito il sangue si mosse nelle vene, sali al pallido volto e lo tinse di rosa. Ella respirò, apri gli occhi e disse:

— Ah, Dio, dove sono?

— Sei con me, cara moglie, — egli rispose;

e le raccontò tutto quel che era accaduto e come l’avesse risuscitata. Poi le porse un po’ di pane e di vino; e, ripreso vigore, ella si alzò; e andarono alla porta e bussarono e gridarono così forte, che le guardie sentirono e avvertirono il re. E il re stesso scese e apri la porta. Li trovò entrambi freschi e sani, e si rallegrarono insieme, che era vinta ogni pena. Ma il giovane re prese le tre foglie e le diede a un servo, dicendo:

— Serbale con cura e portale sempre con te: chissà in quali angustie

— Potranno ancora aiutarci.

Ma dopo la resurrezione la donna era mutata; era come se le fosse svanito dal cuore tutto l’affetto per il marito. Dopo un certo tempo egli volle recarsi, oltremare, dal suo vecchio padre; e quando s’imbarcarono ella dimenticò il grande amore e la fedeltà ch’egli le aveva dimostrato e con cui l’aveva salvata dalla morte; e concepì una passione perversa per il pilota. E una volta che il giovane re giaceva addormentato, chiamò il pilota: prese il dormente per la testa e quegli dovette prenderlo per i piedi; e cosi lo buttarono in mare. Compiuto il delitto, ella disse:

— Torniamo a casa, adesso! Diremo che è morto in viaggio. Io ti esalterò e ti magnificherò tanto con mio padre, che egli ci farà sposare e ti nominerà erede della sua corona —.

Ma il servo fedele, che aveva visto tutto, staccò inavvertito una barchetta dalla nave, vi entrò e andò in cerca del suo padrone, lasciando che i traditori proseguissero il viaggio. Ripescò il morto, e mettendogli sugli occhi e sulla bocca le tre foglie che aveva con sé, lo restituì felicemente alla vita.

Remarono entrambi giorno e notte, con tutte le loro forze; e la barchetta volava così veloce, che arrivarono prima degli altri dal vecchio re. Egli si stupì, vedendoli giunger soli e domandò che cosa fosse accaduto. Quando apprese la crudeltà della figlia, disse:

— Non posso credere che abbia agito cosi male, ma la verità verrà presto alla luce —.

E li fece entrare in una stanza segreta, dove rimasero nascosti a tutti. Poco dopo giunse la nave, e la scellerata si presentò al padre con aria afflitta. Egli disse:

— Perché torni sola? dov’è tuo marito?

— Ah, caro babbo, — ella rispose, — torno in granlutto: mio marito si è ammalato improvvisamente durante il viaggio ed è morto, e se il buon pilota non mi avesse aiutata mi sarebbe andata male; egli ha assistito alla sua morte e può raccontarvi tutto.

— Voglio risuscitare il morto, — disse il re;

apri la stanza e fece uscire i due. Vedendo il marito, la donna fu come colpita dal fulmine, cadde in ginocchio e implorò grazia. Il re disse:

— Nessuna grazia! egli era pronto a morire con te e ti ha ridato la vita; ma tu l’hai ucciso nel sonno e devi avere la pena che meriti —.

La misero col suo complice in una nave che faceva acqua, e li spinsero in mare, dove ben presto colarono a picco.

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