L'aquila dalle ali mozze | Esopo Favole per Bambini

L’Aquila dalle ali mozze

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Un giorno un’Aquila riposava un po’ assonnata su un ramo basso di quercia, quando un contadino pian piano, cogliendola alle spalle, riuscì ad afferrarla per le zampe e ad imbavagliarla per difendersi dal terribile becco. Poi le mozzò le ali per impedirle di volare e la lasciò scorrazzare nel cortile in mezzo ai suoi polli.

L’Aquila, privata della facoltà del volo era più che mai triste e diceva tra sé:

Chi avrebbe mai detto che mi sarei ridotta così impotente? Quando volavo non mi rendevo conto di quanto fosse splendido possedere un bel paio d’ali. Credevo che tutta la mia forza stesse nel becco e negli artigli. Ora che me ne sto qua ferma, che cosa me ne faccio se non posso cacciare prede?

Passavano i giorni e il dolore le aveva tolto l’appetito. Deperiva lentamente e sarebbe arrivata presto alla fine dei suoi giorni se non fosse successo che il suo padrone la vendette a un altro.

Questi, uomo di buon cuore, capì le pene che soffriva l’Aquila e pensò di ridarle la vitalità della sua propria natura. Strappò le penne mozze e alla loro radice spalmò un unguento speciale che gliele fece ricrescere più forti di prima.

L’Aquila, felice, spiccò quel volo che sognava da tempo, si sentì ritornare l’antica forza e per prima cosa volle fare un regalo al suo benefattore: afferrò con gli artigli una lepre e gliela portò.

La vide la Volpe e l’apostrofò con queste parole:

— Non dovevi portare il dono a quest’uomo, perché è già buono di natura e non pretende compensi per le sue azioni caritatevoli, ma al tuo padrone di prima che ti ha fatto il male, per rabbonirlo e far sì che non ti tagli ancora le ali se dovesse riprenderti.

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