Nel mare che era calmo come un olio si notò improvvisamente una gran subbuglio: un grosso pesce faceva grandi balzi fuori dall’acqua, inseguito da uno ancora piĂš grosso; si trattava di un Tonno che fuggiva dalle grinfie di un Delfino.
Quest’ultimo, essendo particolarmente ghiotto di tonni, aveva deciso di inseguirne uno nell’intento di stancarlo e costringerlo alla resa, per poi mangiarselo. Il Tonno, terrorizzato, nella corsa aveva perso l’orientamento e non si era accorto che, invece di andare al largo, veniva verso riva.
Il Delfino non si preoccupava certo della direzione, l’importante per lui era non perdere d’occhio il suo obiettivo.
â Corri, salta, fa quello che vuoi â gli gridava dietro; â ti stancherai bene a un certo punto…e allora con un balzo, zac, ti prenderò e sarai mio!
Il Tonno, nel girarsi si accorse che il suo inseguitore era soltanto a pochi metri; allora non capÏ piÚ niente dalla paura e, radunando tutte le sue forze, spiccò un salto cosÏ impetuoso che si ritrovò sulla spiaggia.
Il Delfino, accecato dalla bramosia di raggiungere la sua preda, a sua volta fece un balzo potente e, come l’altro, si ritrovò a secco, sprofondato nella sabbia.
A due passi da lui boccheggiava il Tonno, che, vedendo il suo inseguitore nell’atto di rendere l’anima a Dio, mormorò mentre esalava anche lui l’ultimo respiro:
â E’ triste trovarsi a tu per tu con la morte, ma lo è molto meno se con me vedo morire anche chi ne è stato la causa.