Il Leone gironzolava da solo nel bosco quando sentì un lieve russare. Si diresse verso il punto da cui proveniva il suono e trovò una bella Lepre che dormiva di un sonno profondo.
— Niente di più comodo che trovare la preda addormentata — disse fra sé il Leone; già si apprestava ad afferrarla per divorarsela, quando sentì un fruscio tra i rami.
Alzò il capo e vide un magnifico Cervo; allora lasciò la Lepre e si diede all’inseguimento di quell’agile esemplare dalle belle corna, che correva veloce come il vento.
— Eppure devo prenderlo — diceva il Leone tra sé, mentre il sudore gli colava sulla schiena e il suo respiro diventava sempre più affannoso.
Nel frattempo tutto quel tramestio disturbò il sonno della Lepre che, svegliatasi e osservata la scena, pensò bene di svignarsela in gran fretta.
ll Leone, esausto, dopo un po’ capì che la corsa non era il suo forte e concluse che era meglio tornare indietro e accontentarsi della Lepre.
Raggiunse il punto dove l’aveva lasciata, ma non trovò altro che l’impronta del suo corpo nell’erba.
— Che stupido sono stato — commentò a voce alta, — ho lasciato questo boccone piccolo ma sicuro per l’incerto.

